Terra del buon vino e delle belle tradizioni


Il paesaggio del Comune è formato da due vallate principali: quella di Nimis, comprendente le località di Nimis, Torlano e, posizionate sul monte Bernadia, Ramandolo e Chialminis, e quella di Cergneu che comprende oltre a Cergneu anche le frazioni di Vallemontana e Monteprato.
I monti più importanti, facenti parte delle Prealpi Giulie, sono il Bernadia ed il Plajul. Il massiccio carsico del monte Bernadia presenta interessanti caratteristiche geologiche alle quali è associata la presenza di elementi di primo interesse quali le Grotte di Villanova, le grotte di Vigant e Pre-Oreak. Bernadia e Plajul sono suddivisi dal passaggio del torrente Cornappo che ha originato ‘forra del Cornappo’, che offre aspetti paesaggistici di grande spettacolarità e bellezza.

 

Il paese ha origini romane, il suo nome, Nemus, significa in latino “bosco” ed è citato da Paolo Diacono come Nemas Castrum nella Historia Langobardorum. Il territorio di Nimis era interessato dal passaggio del percorso che collegava Forum Iulii (Cividale) alla strada consolare diretta da Aquileia al Norico. La via divenne di valenza strategica nel periodo tardoantico altomedioevale, quando esistevano alcune roccaforti e il Nemas Castrum. Su questo territorio sorgeva un castello che pare essere stato abbandonato quando fu costruito il Castello dei Signori di Cergneu che governarono il feudo dal 1200 al 1700 circa. Il paese risulta essere dotato di statuto già nel 1375, il quale ebbe valore fino al 1797.


La giurisdizione passò nei secoli dai Conti di Nimis (fino al XVI secolo), a quelli di Tricesimo, ai Conti Antonini (dal 1648 al 1750) e infine ai Conti Zanchi-Locatelli di Bergamo. Durante la Seconda Guerra Mondiale il paese fu incendiato dai tedeschi e ricostruito secondo lo schema originario. Nel 1964 iniziarono gli scavi archeologici all’interno della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, piccola basilica presso il Castrum tardoantico di Nemas, durante i quali furono individuate le fasi della chiesa più antica risalente alla metà del VI secolo. La chiesa, divenuta Pieve, era matrice di molte diocesi e, in età longobarda, costituiva l’edificio di culto dell’importante insediamento fortificato i cui resti furono individuati negli anni Ottanta sulle pendici del Monte Zuccon. Verso la metà del IX secolo la Pieve di Nimis fu ingrandita e fu costruita una torre campanaria addossata all’angolo meridionale, abbattuta nell’XI-XII secolo. All’interno della chiesa attuale si conservano i resti del battistero, risalente al 1100.


Non meno importanti, anzi di particolare interesse artistico e culturale, la chiesa di San Giorgio (del IV-VI secolo), i resti di un insediamento Longobardo ritrovati sulle colline tra Vallemontana e Torlano, i reperti archeologici ritrovati in prossimità del castello di Cergneu, della chiesa di San Gervasio a Nimis e sul Monte Zuccon nei pressi dell’ antica chiesetta. Nella zona collinare che sovrasta la località di Nimis si trova forse la più antica e conosciuta sottozona enologica del Friuli: il cru di “Ramandolo”, esteso fino alla frazione di Sedilis di Tarcento, che con i suoi vigneti a 380 metri s.l.m., raggiunge il limite massimo di altitudine per la coltivazione della vite in un paesaggio di incantevole bellezza. Sui pendii tanto scoscesi da impedire ogni forma di meccanizzazione, la viticoltura si pratica ancora secondo antiche tradizioni.


Le uve interessate sono il “Verduzzo Friulano clone autoctono di Ramandolo” con cui, specie a seguito di vendemmie tardive o di leggero appassimento, si ottiene un vino bianco da dessert molto particolare: elegante, profumato, di grande corpo, non troppo dolce e con un accenno di tannicità…il Ramandolo. Vino che forse meglio rappresenta l’anima della sua gente: uomini schietti, a volte rudi ma ospitali, di carattere generoso e cultura antica, innamorati della loro terra. Prodotto da uno dei più antichi vitigni del Friuli e presente nella lista dei vini serviti nel concilio del 1409 a Papa Gregorio XII, è tutt’oggi un vino amato e apprezzato.