Terra di vini e castelli e delle belle tradizioni


Con la riscoperta del valore dell’ambiente, si torna sempre più spesso a riassaporare il gusto di una passeggiata, la visita a qualche borgo o semplicemente un itinerario nei boschi tra silenzi, odori e profumi dimenticati…

Tutto il territorio del Comune è una sapiente quanto spontanea armonia di natura incontaminata e vestigia storiche. Il visitatore può così riscoprire suggestioni medioevali nei pressi dei Castelli di Cucagna, Zucco, Soffumbergo, ammirare le austerità architettoniche delle Ville, o più semplicemente soffermarsi sui pianori ove sorgono le chiesette minori e meritarsi il dono di un paesaggio rasserenante, di un momento di silenzio, sottratto alla frenesia e al frastuono della vita di ogni giorno.

Faedis deriva il suo nome dal latino Fagetum “bosco di faggi”, attestando così un’origine romana del territorio. Numerose sono del resto le testimonianze della presenza romana: in località Colvillano sono stati trovati resti di cocci, anfore e mattoni di chiara foggia romana e negli anni ‘30, durante i lavori di ampliamento della chiesa parrocchiale, sono venute alla luce numerose monete risalenti sia all’epoca repubblicana che all’epoca imperiale.

Peraltro Faedis era un’importante punto strategico essendo collocato sulla “via Cividina”, l’arteria che da Gemona portava a Cividale (Forum Iulii). Resti di frammenti ossei e pezzi di ceramica ed altri oggetti rudimentali rinvenuti presso la grotta Cìondar des Paganis poco sopra l’abitato di Poiana, al confine tra i comuni di Faedis ed Attimis e che si fanno risalire in piena età del bronzo, attorno al 2000 a.C. attestano, inoltre, che la zona era sicuramente abitata anche in età protostorica. Faedis fa il suo ingresso ufficiale nella storia scritta nel 1027 quando il nobile carinziano Odorico di Auspergh ottiene dal Patriarca di Aquileia Popone licenza di costruire un castello (il castello di Cucagna) proprio sopra Faedis. Col tempo la famiglia si dividerà in diversi rami: Partistagno, Valvasone e Zucco.

Qualche secolo più tardi, nel 1248, da un ramo della famiglia dei Cucagna, cresciuta nel frattempo di prestigio ed importanza nello scenario della storia feudale friulana, sorgerà anche il sottostante castello di Zucco. L’altra parte del feudo (comprendente Campeglio, Raschiacco, Colloredo e Valle) sarà appannaggio degli Schafemberg (Soffumbergo), il cui castello, di cui oggi rimangono pochi resti sopra l’abitato di Campeglio, fu anche residenza estiva dei patriarchi di Aquileia. Dopo il 1420 con l’inizio del dominio della Serenissima, tutti questi manieri saranno progressivamente abbandonati. Faedis rivestì un ruolo di primo piano durante ùi drammatici e dolorosi avvenimenti di questo secolo. Prima subendo l’impatto e la crudezza degli avvenimenti della Grande Guerra, poi da protagonista durante il secondo conflitto mondiale e la lotta per la liberazione.

A Faedis già prima dell’8 settembre 1943 era nato un reparto di resistenza antifascista “Distaccamento Garibaldi” con sede sopra Stremiz volto alla creazione di un centro di reclutamento di partigiani nella valle del Grivò: prodromo della creazione di quella che sarà la cosiddetta “Zona Libera Orientale”. Nel febbraio 1945 i monti sopra Faedis furono teatro di uno degli episodi più oscuri e dolorosi della guerra di liberazione: l’eccidio delle malghe di Porzûs nel quale trovarono purtroppo la morte 15 partigiani della brigata “Osoppo” per mano di gappisti garibaldini. Il dopoguerra, caratterizzato da una forte emigrazione prima verso l’estero e poi, negli anni ‘60 e ‘70, verso i poli dell’industrializzazione, ha portato all’abbandono dell’agricoltura, dell’artigianato e alla spopolamento delle frazioni montane…

Oggi Faedis, avendo conservato integre le sue peculiarità ambientali e tramandando da secoli un’arte oggi più che mai volta a custodire sapori e tradizioni del mondo contadino, è teatro di un “ritorno ecologico” che ha il suo leit-motiv nella ricerca di un armonico equilibrio tra le istanze economiche e la realtà artigianali, vitivinicole e del turismo alternativo. Si stanno recuperando e ricostruendo i castelli, i viticoltori locali si sono riuniti in un associazione (Associazione dei produttori del Refosco di Faedis) per valorizzare i vini autoctoni. E’ in atto una riscoperta della preziosità contenuta nel binomio cultura e territorio, un nuovo orizzonte in cui intraprendere nuovi itinerari.